Nuove regole sono state approvate dal Parlamento europeo per il settore digitale.
L’Europa prova ad arginare lo strapotere delle Big Tech come Google e Meta. Il Parlamento europeo ieri ha approvato nuove regole per le aziende del settore digitale proposte dalla Commissione Ue nel 2020. Questo pacchetto è diviso in due parti: il Digital Services Act (DSA), sulla sicurezza e la trasparenza dei servizi e sulla moderazione di contenuti, e il Digital Markets Act (DMA), per limitare comportamenti anticompetitivi delle aziende monopoliste.
La vicepresidente della Commissione che si occupa di Digitale e Concorrenza Margrethe Vestager ha dichiarato che «con maggiori dimensioni arriva anche maggiore responsabilità: se sei una grande piattaforma, ci sono cose che devi fare e cose che non puoi fare». Mentre Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno ha detto che grazie a questo pacchetto il mercato digitale europeo sarà «il più importante del “mondo libero”».
Sicurezza e trasparente per le grandi piattaforme
Queste norme vanno ad aggiornare la sicurezza promossa dalla direttiva sull’e-commerce e regola le piattaforme intermediarie tra aziende. La regolamentazione è più rigida nei confronti delle piattaforme considerate le Big Tech, ovvero quelle con oltre 45 milioni di utenti in Unione europea. Tra queste: Google, Meta, Apple, Twitter e altre, in tutto una ventina di società. L’obiettivo è rendere queste aziende più trasparenti e più attente nella moderazione di contenuti.
Per monitorare il rispetto di questa regolamentazione sono previsti controlli annuali. Le infrazioni ripetute eventuali possono portare a sanzioni fino al 6% del fatturato annuo. Le regole si applicheranno anche a vendite e pubblicità online. Per quanto riguarda l’altra parte del pacchetto, il Dma invece è rivolto alle piattaforme che operano come gatekeeper, ovvero quelle che hanno una posizione simile al monopolio.
Il regolamento del Parlamento europeo impone obblighi e divieti per evitare pratiche commerciali scorrette. Le piattaforme gatekeeper non potranno classificare i propri prodotti o servizi preferendoli a quelli degli altri (self-preferencing). Né potranno elaborare i dati personali degli utenti a fini di pubblicità mirata, senza il loro esplicito consenso.